16 febbraio 2020 – VI Domenica del tempo ordinario (anno A) – Don Samuele
Sia lodato Gesù Cristo. Sempre sia lodato.
Ci sono date della storia veramente famigerate, perché non solo ricordano un fatto funesto, ma perché hanno innescato processi e percorsi nefasti. Una di queste date da dimenticare è il ’68, perché da quell’anno si è imposta la regola del “vietato vietare” carta costituzionale dell’era dominata dalla dittatura del relativismo.
Pars destruens
In pochi anni abbiamo smantellato secoli e millenni in cui l’obbedienza alla Legge era ancora una virtù. E proprio questa virtù è stata elogiata dal testo del Siracide che abbiamo appena ascoltato nella prima lettura. Si tratta di una pagina sapienziale dell’Antico Testamento, che esprime una convinzione diffusa a qual tempo. Chi è l’uomo giusto? È quello che non fa del suo io, dei suoi capricci, delle sue voglie, la regola assoluta, ma è l’uomo disposto ad ascoltare Dio che parla, l’uomo che accoglie le proposte di Dio, l’uomo che ritiene meglio lasciare a Dio il compito di orientare e guidare la vita, e questo non perché è costretto, ma proprio perché pienamente libero. Ascoltando superficialmente l’Evangelo di oggi, potremmo pensare che Gesù Cristo è un antesignano, un precursore del ’68, un anticipatore dei figli dei fiori, quelli che popolavano l’isola di White, tutti figli di papà, che potevano permettersi di non fare nulla se non i contestatori, tanto il papà li manteneva. E questa impressione dipende dalla insistenza con cui Gesù afferma “vi è stato detto … ma io vi dico”. Ma questa è proprio una lettura superficiale e di comodo, è lo sforzo di trovare a tutti i costi un Dio alleato nel sostenere le nostre rivendicazioni adolescenziali.
Pars costruens
La lunga pagina dell’Evangelo odierna ci dice esattamente il contrario, attraverso alcuni passaggi che toccano dei punti fondamentali:
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Non sono venuto ad abolire, ma a perfezionare! Gesù non distrugge la legge e nello stesso tempo ne coglie la fragilità. Se la regola viene assolutizzata, e, da mezzo, diventa un fine, è evidente che diventa un boomerang che si ritorce contro di noi. Anziché essere uno strumento di libertà, diventa una prigione del cuore. La legge e la regola vanno proclamate come necessarie, ma va pure proclamato lo spirito che anima la Legge, ed il fine che la Legge si prefigge. Gesù è venuto a svelare ciò che era coperto; Gesù è venuto a far maturare ciò che era ancora acerbo; Gesù è venuto a portare a perfezione ciò che era ancora imperfetto. E questo perché Lui è Dio, è il Figlio del Padre che aveva dato ad una umanità nella sua infanzia i 10 Comandamenti. Solo Lui, dunque, può condurre questa stessa umanità alla piena maturità, e solo Lui può usare questa dicotomia: “vi è stato detto … ma io vi dico”. Il “ma io vi dico” non contraddice, ma esalta e perfeziona l’antica Legge. È lo stesso Dio che parla, è lo stesso Dio che educa, è lo stesso Dio che sa prendere l’umanità bambina, giovane, adulta, anziana, e la conduce alla perfezione, cioè all’amore, cuore della Legge.
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Bisogna allora ricercare una giustizia che sia superiore a quella di scribi e farisei, i quali, rispettavano sì le regole, maniacalmente, ma formalmente, ma avevano perso di vista il cuore. Se non c’è un cuore che ama, anche la regola più perfetta, rischia di diventare iniqua … l’avevano capito persino gli antichi romani, tanto che avevano coniato un proverbio: “summum jus, summa iniuria”.
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Ecco allora degli esempi pratici per tradurre in vita il messaggio: “non uccidere” … lo puoi fare con le armi o con le parole, dipende dal cuore. “Non commettere adulterio”, lo puoi fare in una camera da letto o nella stanza segreta del tuo intimo, dipende dal cuore. Chiunque può uccidere o tradire senza averlo mai fatto fisicamente.
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Ed ecco poi dei paradossi. Se dovessimo mettere in pratica alla lettera questo insegnamento di Gesù, il mondo sarebbe un immenso reparto di chirurgia, dove si eseguono unicamente amputazioni di mani, di piedi, … di lingue!!! E asportazioni di occhi e di quant’altro. Quindi Dio vuole una creazione fatta di invalidi e mutilati? No di certo. Il problema è che quando ci si accorge di un male, non c’è troppo da tergiversare. Questo va amputato senza rimpianti. E non si risolve il problema tagliando pezzi di sé, ma convertendo il cuore, affidando la vita alla Verità e al bene: ecco la norma “il vostro parlare sia sì quando è sì e non quando è no”. Potrebbe apparirci una cura difficile, o forse impossibile, ma ci crediamo ancora che è l’unica efficace?
Ritorna la Sofia
E concludiamo con un accenno alla Sapienza, suggeritoci dalla seconda Lettura, tratta dalla prima lettera ai Corinzi. Non mi dilungo perché di Sapienza abbiamo parlato a lungo la seconda Domenica dopo Natale. Mi limito a rallegrarmi insieme a voi, perché la Sapienza di Dio, che sembra tanto alta da apparire inaccessibile, ci è stata rivelata dallo Spirito, ci è stata donata dallo Spirito. Essa è con noi, amica e compagna di viaggio.
Essa è per noi, bussola nel nostro pellegrinaggio terreno
Essa è in noi, un tutt’uno con noi.
Tanto che S. Agostino è orgoglioso di dire: “Deus intimior intimo meo”! e noi siamo orgogliosi con lui di dire altrettanto.