OmelieOmelie Dicembre 2020

8 dicembre 2020 – Solennità della Immacolata Concezione – anno liturgico B – Don Samuele

Solennità della Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria – anno liturgico B

8 dicembre 2020

Sia lodato Gesù Cristo. Sempre sia lodato.
La festa della Immacolata Concezione ci chiede un atto di fede notevole. Che
strumenti abbiamo, infatti, per appurare, che si tratta di una cosa vera? Se dovessimo
avere una prova scientifica di tutto ciò che crediamo, dovremmo rinunziare a tutto, proprio
perché la fede è ragionevole, non razionale; è credibile, pur non essendo scientifica. La
fede non ci dice “come va il cielo, ma come si va in cielo”, così diceva Galileo Galilei.
Il protovangelo nelle nostre origini
Se, dunque, scientificamente, abbiamo poco da dire, dal punto di vista del senso
della vita, la festa dell’Immacolata ha molto da dire, a cominciare dalle nostre origini. Di
esse ci ha parlato la 1 lettura oggi. L’uomo e la donna, creati liberi di ascoltare e di
obbedire, come di far finta di niente e di fare di testa loro, scelgono la seconda opzione.
Solo che l’uomo si scopre “nudo”, cioè piccolo, povero, debole. Gli si sono aperti gli occhi,
certo, ma ha cominciato a prendere coscienza di ciò che è effettivamente. Non solo,
l’uomo si scopre vigliacco, un bambino cresciuto poco o niente, perché non si assume le
responsabilità di ciò che ha fatto, ma cerca un capro espiatorio: “cosa hai fatto?”, colpa
della donna. E lei? Idem come sopra: la donna appioppa al serpente la colpa di ciò che
liberamente hanno fatto, lei ed il suo uomo. Quel mondo appena creato, che Dio ha
benedetto, di cui ha detto bene “e vide che era cosa molto buona”, viene trasformato dalla
mancanza di responsabilità e dalle scelte negative dell’uomo, e si ritrova maledetto: gli
animali da amici diventano nemici; il lavoro, da forma di corresponsabilità, diventa fatica e

frustrazione; la relazione tra uomo e donna, fondata sulla identica dignità tra i due, diventa
dominio e sottomissione; la morte, che doveva essere un naturale e dolce passaggio,
diventa tragedia; persino la vita, che è un vero e proprio miracolo, per venire alla luce e
per mantenersi, deve nutrirsi di dolore. Adamo, l’uomo ed Eva, la donna, diventano il
padre e la madre di una genia di ribelli, che, subito dopo, conoscerà una serie infinita di
tragedie: un fratello, Caino, che uccide l’altro fratello, Abele; di una umanità che provoca
una catastrofe cosmica come il diluvio, da cui si salva solo Noè (se avete visto le scene in
televisioni in questi giorni, queste terre inondate, e magari qualcuno dice: (e perché Dio
non ferma il diluvio, l’alluvione? Bravo! E perché l’uomo non mette mano al dissesto
idrogeologico? E perché l’uomo non la smette di costruire case sul greto dei torrenti? E
perché l’uomo non la smette di cementificare inutilmente la terra? È colpa di Dio?); una
società che tenta in tutti i modi di scalzare Dio dal suo posto e di sostituirsi a Lui, e si
ritrova protagonista della incomunicabilità più assoluta … Babele non riguarda solo il
capitolo undicesimo del libro della Genesi, Babele è in mezzo a noi quando non ci
capiamo. Tutte cose descritte simbolicamente alle origini, ma che si verificano
puntualmente oggi. Eppure oggi risuona la promessa di Dio, che vede non l’alleanza tra
l’umanità ed il male, ma l’aurora felice in cui l’umanità esprimerà la sua inimicizia al
serpente. Perché il male non è ineluttabile, e il bene lo si può scegliere, vale la pena di
sceglierlo.
L’Evangelo del nostro fine
Ma la festa dell’Immacolata ha molto da dire, anche al nostro futuro, e qui entra in
gioco la seconda lettura di oggi. Sì, perché Dio, dopo averci “benedetti con ogni
benedizione spirituale nei cieli in Cristo” ed averci “scelti prima della creazione del mondo
per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità”, a noi, che abbiamo rinnegato Lui
come Creatore, prepara la condizione di “eredi, predestinati ad essere lode della sua
gloria, noi, che già prima abbiamo sperato nel Cristo”, così ci diceva S. Paolo. Il nostro
futuro consiste nella possibilità di recuperare quanto abbiamo perduto, anzi, di acquisire
una condizione ancora migliore di quella che abbiamo buttato alle ortiche. La si può
descrivere con queste parole: “santi e immacolati nell’amore”, questo è il futuro per noi. Vi
sembra esagerato? Credete che Dio non sia capace di operare questo miracolo? Devo
proprio deludervi: “Nulla è impossibile a Dio!”, ci ha detto l’Evangelo di oggi. Dirò di più;
nulla è impossibile anche all’uomo e alla donna, nella misura in cui si fidano e si affidano a
Dio, depongono la loro vita nelle mani del Signore, si pongono a servizio del Suo progetto
di salvezza. Oggi la Vergine Immacolata ci invita ad aprire gli occhi, non per accorgerci di
essere nudi, lo sappiamo già quanto siamo deboli, fragili, quanto una goccia di veleno può
mettere fine alla nostra vita, quanto un minuscolo virus è in grado di mettere a repentaglio
la vita delle persone e l’economia delle nazioni, quanto un meteorite può minacciare la
sopravvivenza della specie sul nostro pianeta, quanto l’innalzamento di qualche grado
delle temperature, che noi stiamo provocando, metterà a rischio la conservazione del
nostro pianeta. La Santa Vergine ci invita ad aprire gli occhi per guardare avanti: per
scrutare quale è la nostra vocazione e la nostra missione; quale è la nostra identità ed il
nostro compito; quale è la nostra origine ed il nostro fine; quale è il senso e la
realizzazione della nostra vita. Vivere in maniera alternativa alle folli logiche che
governano il mondo, in obbedienza alla Parola di Dio, è la strada sicura della salvezza.
“Umile e alta più che creatura”
Se abbiamo dei dubbi sulla fattibilità di tutto questo, basta riandare alla esperienza
di questa donna, “umile e alta più che creatura”, come la definisce Dante, colei che oggi
celebriamo nella sua Immacolata Concezione. E l’Evangelo, evidentemente, non descrive
il momento del concepimento di Maria, ma ce la descrive nel momento dell’Annunciazione:

la scena, pur con dei particolari diversi, è identica a quella della creazione: Dio parla ad
una delle sue creature, e questa, per quanto possa essere perplessa, perché le viene
chiesto di effettuare il salto della fede, cioè il dare più credito a Dio, che a qualsiasi altra
realtà, anche la più sensata, risponde positivamente al Creatore, anche se le chiede di
diventare madre senza avere una relazione con un uomo. Stessa scena che si era
verificata con Eva, ma l’esito, è esattamente opposto. Eva aveva disobbedito a quanto di
sensato Dio aveva proposto, ma per obbedire alle farneticazioni del serpente. Anche a ciò
che sembra insensato, impossibile, fantascientifico, Maria decide di obbedire, perché ciò
che appare stoltezza per gli uomini è Sapienza di Dio. In mezzo al deserto di una umanità
che non ascolta Dio, che non crede a Lui, per essere credulona di fronte a qualsiasi
delirio, Maria è il fiore che decide di credere, di fidarsi e di affidarsi, e quando il Figlio
dell’uomo viene, trova sì la fede sulla terra, in questa “Vergine Madre” che diviene “figlia
del suo Figlio”, sono ancora le parole di Dante. E da lei riparte il mondo, riparte la storia,
non più sui vecchi binari su cui l’umanità ha sempre viaggiato, ma sulla strada nuova che
è Gesù Cristo, la Via, la Verità, la Vita. “Nulla è impossibile a Dio”.
Hic et nunc
Ecco, la stessa scena si ripete per noi hic et nunc: qui e adesso tutti veniamo
interpellati, a tutti è chiesto di esprimere la nostra fede, tutti siamo chiamati a fidarci e ad
affidarci, per divenire “santi e immacolati nell’amore”. Certo è più facile rispondere a Dio
come hanno fatto Adamo ed Eva: non costa fatica, non chiede impegno, non esige
responsabilità, ma questa risposta non fa altro che mandare avanti un mondo vecchio e
decadente. Sicuramente è più difficile rispondere a Dio come hanno fatto Gesù e Maria:
richiede decisione e determinazione, esige persino eroismo qualche volta, per qualcuno
ha significato il martirio, mette in moto la nostra responsabilità, ma questa risposta cambia
il mondo. Ogni volta che succede, una nuova aurora spunta per l’umanità, una luce si
accende, una speranza si mette in moto. Dobbiamo prendere una decisione, che non è
solo personale, ma ha riflessi sociali, perché determina o una noiosa routine sociale o una
vita rinnovata per l’umanità. Noi, con questa scelta, decidiamo o per un mondo in costante
lutto o per un mondo in festa perenne. Oggi molti cristiani si riuniscono nelle chiese per
onorare la Madonna, a volte vi è più gente all’Immacolata che alla Domenica precedente o
a quella successiva, ma la festa di Maria non può ridursi ad una candelina accesa per
devozione davanti alla sua statua, va bene anche questo, ma deve essere qualcosa di più:
un momento di serio esame di coscienza, il giorno per ascoltare un appello divino che è la
nostra vocazione, e per rispondere con la stessa gioia e generosità di Maria: “Ecco la
serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola”. Non è un servizio reso per
dovere o per paura, per costrizione o per plagio. È un servizio che nasce dalla libertà e
dalla gioia, dalla gratuità e dall’amore, dal desiderio di rifare il mondo in Cristo Gesù.