OmelieOmelie Maggio 2020

24 maggio 2020 – Domenica dell’Ascensione (anno A) – Don Samuele

Sia lodato Gesù Cristo. Sempre sia lodato.

Sono passati 40 giorni dalla Pasqua, ed è ancora questo numero speciale – 40 – che ci invita a contemplare un’azione di Dio tanto grande che non sta racchiusa nelle 24 ore di un giorno, ma si dilata nel tempo, e Luca, scrivendo all’amico Teofilo, distingue la storia tra ciò che avvenne prima e dopo l’Ascensione.

 

Un amico e Signore che non si stanca di educarci

La prima parte della storia è raccontata dal suo Evangelo, la seconda parte dagli Atti degli Apostoli. È Luca ad informarci che ci sono voluti 40 giorni per convincere gli apostoli “delle cose riguardanti il regno di Dio”, dando loro anche un segno da sperimentare a distanza di qualche giorno: “sarete battezzati in Spirito Santo” – Domenica prossima sarà la Pentecoste -, quello vi farà comprendere che tutte le cose dette e tutte le cose fatte sono vere. Eppure gli apostoli dimostrano di essere ancora duri di comprendonio – diremmo noi –, ponendo a Gesù una domanda totalmente fuori luogo: “è questo il tempo nel quale ricostituirai il regno per Israele?”. O non capivano o non volevano capire! Questa domanda tradisce ancora la mentalità tipica degli ebrei circa un Regno di Dio che consiste in un condottiero, che combatte i romani e li scaccia per ricostituire la Monarchia di Davide. E Gesù, con una pazienza incredibile, la stessa che Dio usa con tutti noi, cerca di educarli ad una visione del mondo grande, divina, superando la loro meschina, umana, e dice: “riceverete la forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi, e di me sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino ai confini della terra”. Sarete martiri – questo significa la parola testimone in greco – martiri di quello che avete visto e udito, sempre, ovunque, in qualsiasi situazione. Vi siete accorti che sta parlando non solo a loro e di loro, ma sta parlano a noi e di noi? Dopo 2000 anni siamo qui con la stessa fede nel cuore, forse con la stessa fatica a capire e ad accettare i disegni di Dio, ma siamo mandati ad avere la stessa visione e a compiere la medesima missione. A loro venne sottratto, come a noi viene sottratto, se pretendiamo che Gesù sia fisicamente qui, vicino a noi, a fare quello che dobbiamo fare noi, a esentarci dalle nostre responsabilità. Gesù viene elevato per ricordarci dove sta la nostra casa e la nostra patria, per dirci dove deve dimorare la nostra mente ed il nostro cuore, ma anche per ricordarci che noi siamo qui, con i piedi per terra: “perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che di mezzo a voi è stato assunto in cielo, verrà allo stesso modo in cui l’avete visto andare in cielo”. Lui non è l’assente, Lui è il sempre presente; Lui non è il Pilato di turno che si lava le mani, Lui si compromette continuamente; Lui non è il distratto ed il menefreghista che si fa gli affari suoi, Lui soffre, muore e risorge per noi, con noi e in noi, se noi impariamo a vivere “per Cristo, con Cristo, in Cristo”, come diremo tra poco. Questo siamo chiamati a credere, perché quando Lui “verrà allo stesso modo in cui l’avete visto andare in cielo”, trovi ancora fede sulla terra, in noi!

 

Il giorno degli eroi e dei santi

Questa fede la nutriamo con l’ascolto della Parola, con il vivere la vita della Comunità – e io mi auguro che in questi mesi di assenza e di lontananza forzata, sia tornato in noi il gusto e la gioia del vivere la comunità cristiana, del fare Chiesa –, con l’amore fraterno ed il perdono, con la lode e la supplica nella nostra preghiera. E Paolo, scrivendo agli Efesini, ci ha trasmesso proprio una splendida preghiera che circolava nelle antiche comunità cristiane e che ci fa credere in Dio e ci fa rivolgere a Lui come Signore: “Egli manifestò la sua potenza in Cristo, quando lo risuscitò dai morti, e lo fece sedere alla sua destra nei cieli, al di sopra di ogni Principato e Potenza, al di sopra di ogni Forza e Dominazione e di ogni nome che viene nominato, non solo nel tempo presente ma anche in quello futuro. Tutto infatti egli ha messo sotto i suoi piedi e lo ha dato alla Chiesa come capo su tutte le cose: essa è il corpo di lui, la pienezza di colui che è il perfetto compimento di tutte le cose”. Splendida questa immagine di Lui capo e noi corpo, perché allora ci sentiamo davvero dentro, coinvolti, investiti, del mistero di Dio. Gesù è asceso al cielo per non essere più solo uomo tra gli uomini, Figlio di Dio tra i figli degli uomini, ma Dio e Signore, che guida la storia, che illumina i pensieri ed i cuori, che conduce alla casa e alla patria del cielo ogni pellegrino dell’assoluto. Così egli è la meta di ogni cammino, il termine dei nostri desideri e delle nostre speranze, il compimento di tutto ciò che è bello, buono, vero, giusto e santo. Elevato al cielo, ci eleva dalla mediocrità, dalla bassezza, dalla menzogna, e ci porta alla santità, alle vette, alla verità tutta intera. Oltre che festa per Lui, l’Ascensione è festa per ogni persona che non si rassegna ad una vita di basso livello, ma aspira ad una vita di alta qualità. Non è questo il giorno dei mediocri e dei tiepidi, ma degli eroi e dei santi. Spero e prego che questo sia il desiderio di tutti noi. Per carità nessuno viene a sindacare se ci riusciamo, se non ci riusciamo, se siamo capaci … il buon Dio capisce tutto … ma che ci sia questo desiderio di una vita di eroi e di santi!

 

Una fine che è un inizio

L’Evangelo di oggi, è incredibilmente brevissimo! Tutti gli evangelisti hanno dedicato pagine e pagine a raccontare miracoli, discorsi, passione e morte, risurrezione ed apparizioni, e quando si tratta di lanciare una sorta di idea o di progetto per il dopo, 5 scarse righe, per dirci che

1- siamo in Galilea, lontano da Gerusalemme, una sorta di testa di ponte per il mondo da raggiungere, da amare e da servire.

2 – gli apostoli si prostrano, come si fa davanti a Dio o al Re, però dubitano (mi chiedo: che cosa avrebbe dovuto fare ancora il Signore per convincerli? E cosa dovrebbe fare oggi il buon Dio per convincere la gente che non ne vuole sapere, e continuamente grida che Dio dovrebbe fare questo e quello, mostrarsi, aggiustare le cose storte, fare il vigile ed il pronto soccorso del mondo? E poi non andrebbe bene ancora, perché ci sarebbe qualcos’altro. Cosa dovrebbe fare il buon Dio?).

3 – Gesù affida un compito pazzesco: “fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato”. Pazzesco perché dobbiamo fare discepoli altri, quando magari non siamo ancora o del tutto discepoli noi (non sto parlando di voi, sto parlando di me stesso!); battezzarli non è poi tanto difficile, renderli cristiani sì, anche perché dovremmo insegnare “loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato”. Una fatica improba, tanto che S. Carlo Borromeo, nel suo ultimo sinodo, ai preti di Milano diceva: “Dà sempre buon esempio e cerca di essere il primo in ogni cosa. Predica prima di tutto con la vita e la santità, perché non succeda che essendo la tua condotta in contraddizione con la tua predica tu perda ogni credibilità. Eserciti la cura d’anime? Non trascurare per questo la cura di te stesso, e non darti agli altri fino al punto che non rimanga nulla di te a te stesso. Devi avere certo presente il ricordo delle anime di cui sei pastore, ma non dimenticarti di te stesso”. Parole di grande saggezza, di grande sapienza, perché si fa presto a parlare, lo sto facendo anch’io in questo momento, non si fa fatica a far andare la lingua, ma sono i fatti che contano non la lingua, sono le opere che non possono contraddire le cose che diciamo. Prima di lui, S. Antonio da Padova, citando S. Gregorio Magno diceva: “parliamo agli altri di umiltà, di povertà, di pazienza e obbedienza, quando le mostriamo presenti in noi stessi. La predica è efficace, ha una sua eloquenza, quando parlano le opere. Cessino, ve ne prego, le parole, parlino le opere. Purtroppo siamo ricchi di parole e vuoti di opere, … «Una legge, dice Gregorio, si imponga al predicatore: metta in atto ciò che predica».

4 – ma, soprattutto ci rincuora: “io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”. Sì, Gesù se ne è andato, ma per essere ancora di più con noi. Con l’Ascensione non sarà più solo in un posto in un certo momento, ma sarà ovunque, e sempre; dappertutto e con tutti. Lui è qui con noi, tutti i giorni, fino alla fine del mondo. Nessun’altro è in grado di fare una promessa di questo genere, e soprattutto, è in grado di mantenerla. Ti ringraziamo Signore Gesù, perché non solo ce lo hai promesso, ma hai sempre mantenuto la promessa, l’abbiamo sperimentato tante volte nella vita, anche durante questo terribile flagello che ha colpito e sta colpendo l’umanità: Tu sei con chi soffre e con chi guarisce, con chi lotta e con chi muore, Tu sei con chi crede e con chi spera, Tu sei con chi ama e con chi serve. In Te, ogni fine, diventa inizio. Così sia.