OmelieOmelie Dicembre 2020

27 dicembre 2020 – Festa della Santa Famiglia – Don Samuele

Tempo di Natale – Festa della Santa Famiglia di Nazaret

27 dicembre 2020

Sia lodato Gesù Cristo. Sempre sia lodato.
La Domenica dopo Natale, ogni anno, è dedicata all’ambiente umano in cui il Figlio di Dio
è diventato uomo: la famiglia. La famiglia di Nazaret è stata un’esperienza indimenticabile
per Dio, e paradigmatica per noi. In Gesù Figlio, in Maria Madre, ed in Giuseppe padre,
tutti siamo chiamati a specchiarci e a trovare virtù e stili di vita familiare graditi a Dio ed
all’altezza dei tempi particolari che stiamo vivendo.
Fare famiglia da Dio e in Dio
La famiglia, tuttavia, non è un’invenzione dell’Evangelo, essa è già presente nella
creazione, quando leggiamo nel capitolo 2 della Genesi: “’Non è bene che l'uomo sia solo:
gli voglio fare un aiuto che gli sia simile’ … Il Signore Dio plasmò con la costola, che aveva
tolta all'uomo, una donna e la condusse all'uomo. Allora l'uomo disse: ‘Questa volta essa è
carne dalla mia carne e osso dalle mie ossa … Per questo l'uomo abbandonerà suo padre
e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una sola carne”. Tuttavia la famiglia
per arrivare ad essere pienamente se stessa, cioè Sacramento di Dio, ha bisogno di non
accontentarsi di restare nel piano della creazione, è chiamata ad un salto di qualità:
arrivare al livello della rivelazione e della storia della salvezza. E così le letture che
abbiamo appena ascoltato, ci presentano famiglie fondate sulla fede, e ci invitano a
riproporle ad una società in cui ciò non accade più, perché ahimè, ci stiamo abituando a
costruire tutto a prescindere dalla fede. Ecco che i testi della Genesi e della lettera agli
Ebrei ci hanno parlato di Abramo che crede, l’uomo di fede per eccellenza, il vero ed
ineguagliabile modello di che cosa significa credere e di come si fa a credere. E la fede
non esclude il dubbio e la domanda a Dio che tradisce insoddisfazione: “Ecco, a me non
hai dato discendenza e un mio domestico sarà mio erede!”, e Dio, oltre a smentirlo, lo
invita a fare un gesto che rende giovane e poeta un uomo vicino alla morte: “Guarda in
cielo e conta le stelle, se riesci a contarle”. Abramo ha il coraggio di fidarsi, di credere
l’impossibile, e di affidarsi, persino a quanto appare fantascientifico. E Dio riconosce la sua
giustizia, e gli mostra come le sue promesse e la sua fedeltà non durano una stagione, ma
sono eterni. Oggi fare famiglia sembra una cosa impossibile, fantascientifica, assurda,

persino ragazzi nati e cresciuti in famiglie cristiane, con esemplarità eloquenti da parte dei
genitori, oggi rifiutano l’idea di fare famiglia, di amarsi per sempre con la qualità e la
quantità di Gesù Cristo, di accogliere la vita come dono sempre e comunque. Si avverte
un cinismo, un individualismo, un egoismo, imperanti al punto che tanti giovani scelgono
non la giovinezza di cuore di Abramo, ma la durezza di cuore dell’uomo vecchio che non
ha ancora conosciuto Gesù Cristo come Colui che è capace di trasformare il cuore di
pietra in cuore di carne. Vorrei dire ai giovani: guardate ad Abramo, la sua anagrafe è
quella del vecchio, ma il suo cuore è quello del giovane. Non succeda a voi il contrario, di
avere cioè una anagrafe da giovani, ma di avere il cuore da vecchi. Sognate ancora,
l’amore, sognate ancora il matrimonio e la famiglia, sognate ancora i figli, Così Dio vi
chiama a continuare la sua creazione e a diventare un anello ulteriore di questa lunga
catena di libertà che si chiama storia della salvezza. Non arrendetevi alla supponenza di
chi crede di poter decidere della sua vita come gli pare, schiavo dei suoi capricci e della
sua adolescenza protratta, e vi propone questo come ideale.
Crescere in sapienza e in grazia
Abramo, Maria e Giuseppe credono, cioè lasciano a Dio il compito di stabilire ciò
che è umano (Lui, essendo il Creatore, è il migliore esperto in umanità), ciò che è famiglia
e non hanno mai pensato neppure lontanamente di affidare tutto ciò ad un referendum che
registra e consacra un ondeggiante consenso. Ce lo siamo detti anche Domenica scorsa:
“se Dio non esiste, se Dio non è … accessibile all'uomo, rimane come suprema istanza
solo il consenso della maggioranza. Di conseguenza, il consenso della maggioranza
diventa l'ultima parola alla quale dobbiamo obbedire. E questo consenso — lo sappiamo
dalla storia del secolo scorso — può essere anche un “consenso nel male”. La pagina
evangelica odierna ci presenta Maria e Giuseppe intenti ad assolvere un dovere religioso
importante: l’offerta a Dio del loro primogenito, quasi per riscattare questa creatura, poiché
uccidendo i primogeniti d’Egitto, per liberare Israele, Dio aveva acquisito come una sorta
di diritto sui primogeniti ebrei. E quando entrano nel tempio ecco che incontrano un altro
vecchio giovane di cuore, che non ha lo sguardo ripiegato sul passato e sulle nostalgie,
ma vede il futuro di gioia e di gloria che gli si apre davanti, e chiede al Signore di poter
andare in pace: quello che ha creduto per una vita lo ha visto realizzarsi infallibilmente. Sì,
le promesse del Signore e la sua fedeltà non durano una stagione, ma sono eterni, e
rendono possibile quello che umanamente appare irrealizzabile. A Simeone si aggiunge
pure una donna sempre presente nel tempio, Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser.
Qualcuno ingiustamente e superficialmente la definirebbe una bigotta: no, è
semplicemente una vecchia che cerca in Dio la giovinezza del cuore, e insieme a
Simeone, mette in ridicolo quelli che fanno i giovani, ma sono vecchi, ed indica la strada
della vera giovinezza: la fede e la fiducia nel Dio della sorpresa, della novità, dell’eterna
giovinezza fondata sulla verità e sull’amore. Il popolo dell’antico Israele, il popolo del
nuovo Israele, la Chiesa di oggi, hanno bisogno di giovani così e di famiglie giovani così,
che contestano la società vecchia e decrepita segnata da rapporti capricciosi, egoisti,
infantili, non con abbigliamenti demenziali, non con scelte di vita abbruttite, non con il
rifiuto di quanto vi è di umano, ma contestano con la sorpresa, la novità dell’Evangelo. Il
mondo ha bisogno di famiglie dove i genitori educano i figli con questo stile: “Il bambino
cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui”.

Tempo di alleanza educativa
Ogni volta che mi capita di confessare i ragazzi, mi accorgo sempre di più che
praticamente sta crescendo una generazione di atei, che, senza il senso di Dio,

perderanno facilmente anche il senso dell’uomo. Non è colpa né responsabilità loro,
perché il problema è di noi adulti, che gli stiamo riempiendo la vita di cose inutili e gli
svuotiamo la vita delle cose essenziali. Mi appello a tutti i papà e a tutte le mamme: so che
volete bene ai vostri figli, vogliate anche e soprattutto il loro bene, e, ai vostri figli, garantite
soprattutto quello che Maria e Giuseppe hanno assicurato a Gesù: “Il bambino cresceva e
si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui”. Preoccupatevi ed
occupatevi assiduamente che i vostri figli siano pieni di sapienza e che la grazia di Dio sia
sopra di loro. Se c’è questo va bene la scuola, lo sport, l’amicizia, i mille impegni che
possono avere, perché tutto concorre al bene. Ma se manca la sapienza e la grazia di Dio,
tutto il resto sono foglie secche, che, anziché far crescere uomini e donne in pienezza
generano persone problematiche, insoddisfatte, di quell’umanità difettosa di cui
l’informazione ci dà fin troppi esempi. Come fare? Mi direte! Credo che una strada sia
possibile, quella di una “alleanza” per affrontare l’emergenza educativa in cui ci troviamo.
Alleanza tra famiglia, parrocchia, possibilmente anche scuola, per garantire una sintonia,
una sinergia, una simpatia di intenti, di stili, di valori, di proposte, così che nella babele
della società, i vostri ed i nostri ragazzi possano crescere e fortificarsi, pieni di sapienza, e
la grazia di Dio sia su di loro. Vi auguro la gioia di vedere tutto questo, vi auguro la fede
per realizzare tutto questo.