OmelieOmelie Agosto 2020

23 agosto 2020 – Tempo durante l’Anno XXI Domenica (anno A) – Don Samuele

Tempo durante l’Anno – XXI Domenica A – 23 agosto 2020

 

Sia lodato Gesù Cristo. Sempre sia lodato.

 

Se noi ci mettiamo a cercare un centro ed un cuore, nel Vangelo, pensiamo istintivamente a Cesarea di Filippo, una città lontana dai centri religiosi di Israele, ma era la città testa di ponte del mondo romano, costruita appositamente sulla sponda del mare Mediterraneo, qui risiedeva normalmente il governatore, perché era una città di mare, da cui partivano e a cui arrivavano persone e merci, con una robusta fortezza dove rifugiarsi in caso di ribellioni, frequentissime in Palestina. Cesarea è come una sorta catapulta, da qui l’Evangelo verrà lanciato verso i confini del mondo. Perché Gesù va a Cesarea? Gli evangelisti raccontano tutti il fatto, ma nessuno ce lo dice il motivo, perché Cesarea era uno dei centri lontani dalla sua missione. Matteo, così attento a ricordare antiche profezie ed antichi fatti, e ad applicarli alla vita di Gesù, sicuramente ricordava l’oracolo di Isaia che abbiamo ascoltato nella prima lettura di oggi, e nell’episodio che racconta, mette in evidenza come in Gesù, tutto quanto era stato scritto si realizza. A Cesarea Gesù e gli apostoli fanno una sorta di tuffo nel passato per proiettarsi nel futuro.

 

Il tuffo nel passato

Il tuffo nel passato è proprio remoto, perché il profeta Isaia è vissuto molti secoli prima di Cristo (ma è anche un tuffo nel presente, come cercherò di dire poi): il profeta Isaia – che tante volte abbiamo chiamato amico, perché ci prepara a ricevere ed accogliere il Messia – si rivela in questa pagina un acuto uomo “politico”, e quando dico politico non intendo dire legato ad un partito piuttosto che ad un altro, ma uno attento al bene della polis, della città, della società: uno che ha a cuore il bene comune. Isaia annunzia ad un uomo di potere indegno la sua sostituzione con un uomo eletto da Dio, eletto non perché è simpatico, ma perché è dedito al bene del suo popolo. Questa è la carta di identità per un politico, per un amministratore secondo Dio: “Sarà un padre per gli abitanti di Gerusalemme e per il casato di Giuda”. Questo è il compito, e chi governa sarà un padre! Tanta sarà la sua autorevolezza (non il suo potere – la sua autorevolezza) che, “se egli apre, nessuno chiuderà; se egli chiude, nessuno potrà aprire. Questi sarà un uomo solido, consistente, non sarà certamente una di quelle banderuole che oggi dicono una cosa e domani un’altra, oggi non ricordano più ciò che hanno detto una settimana fa, e tra una settimana sono pronti un’altra volta a cambiare casacca. All’epoca di Isaia non c’era rai play, ma oggi c’è! E sarebbe molti interessante andare a vedere cosa dice il tizio e quello che ha detto una settimana fa, e magari si tratta del contrario di quello che ha detto oggi. Non sto avanzando ipotesi: la politica negli ultimi anni ci ha dato esempi di tale squallore da provare conati di vomito ad affrontare un tema – la politica – che dovrebbe, invece appassionarci e starci a cuore, a tutti, indistintamente. Papa Paolo VI diceva saggiamente che “la politica è la più alta forma di carità”!!! Non ce n’è un’altra uguale a questa. E questo uomo di Dio, scelto dal profeta, diventa una quercia per la sua gente non per se stesso: “Lo conficcherò come un piolo in luogo solido, e sarà un trono di gloria per la casa di suo padre”. La sua stabilità non è fame di potere, ma gioia di servizio, che è ben diverso dal bostik applicato sulle poltrone per stabilirsi nei palazzi del potere e non essere cacciati neanche a cannonate. Guardate cosa accade in Bielorussia. Voi mi direte che figure di tale levatura sono esistite solo nel passato, pensiamo ad un Thomas More, o a un Luigi IX Re di Francia, o al beato Imperatore Carlo d’Asburgo … ma oggi, stando ai meccanismi della società attuale, è impossibile. Vorrei proprio smentirvi, ricordando che i padri dell’Europa – Alcide De Gasperi, Robert Schuman, Konrad Adenauer – rispondevano a queste caratteristiche; che certi Re sono ancora di questa levatura: pensiamo a Baldovino del Belgio o al Granduca Henri del Lussemburgo, che si sono rifiutati di firmare la legge che approvava l’aborto nei loro stati, mettendo a repentaglio il loro trono e la loro dinastia (in Italia la firma su queste leggi è tutta firma di cristiani); che certi sindaci sono stati così – Giorgio la Pira ha retto un comune difficile come Firenze con questo stile –; che medici come Giuseppe Moscati o Gianna Beretta Molla hanno dato alla sanità il sapore della santità; avvocati come Bartolo Longo – il fondatore del santuario di Pompei – hanno ridato alle leggi il senso di servizio alla persona; carabinieri come Salvo d’Aquisto hanno donato la vita secondo lo stile di Dio … sono solo alcuni nomi di gente del nostro tempo che vi ho citato e sono tutti o quasi santi e beati o con un processo di beatificazione sulle spalle. Dio non smette mai di cacciare i gestori indegni del potere e di sostituirli con uomini e donne speciali. Il problema è di sapere se persone capaci di ciò sono anche disponibili, perché è più facile lamentarsi e puntare il dito che esporsi in prima persona. Guardate che in Italia lo sport più praticato è la lamentela. Ci si lamenta sempre e comunque, di tutto e di tutti, soprattutto delle cose che funzionano. Uno dei rimproveri che il Cardinale Carlo Maria Martini fece alla città di Milano, quando scoppiò il caso tangentopoli, era assai logico. Disse il Cardinale: “dove erano gli onesti, quando tutti i posti di potere finivano in mano ai disonesti?”. È chiaro che se lasciamo tutti gli spazi a loro, i disonesti, riempiranno questi spazi, ma se ci tiriamo sempre indietro, per paura, per ignavia, perché non abbiamo tempo, perché non abbiamo voglia, perché abbiamo dell’altro da fare, succede che le mani, che certe persone credono di tenere pulite astenendosi, in realtà, sono forse le più sporche! Sporche di indifferenza, di perbenismo, di amore per le proprie comodità! Crediamoci a queste parole del profeta Isaia!

 

Il salto nel futuro

Questo è il salto nel passato. E la proiezione nel futuro non è un sogno o un’utopia, ma il frutto delle scelte, delle decisioni di oggi, di quell’oggi, di questo oggi. Gesù a Cesare di Filippo fa un sondaggio di opinione sulla sua persona: “La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?”. E, giustamente, gli apostoli gli riferiscono opinioni e commenti che hanno sentito in giro. Ma la curiosità di Gesù è più mirata e profonda. Non gli importa proprio nulla di sapere quello che la gente dice di Lui. Perché tanto tutti hanno la bocca per parlare, e tante volte non inseriscono il cervello quando aprono bocca. E quindi si può dire tutto e il contrario di tutto del Signore Gesù. Ciò che gli sta a cuore è tirare fuori quello che c’è nel cuore dei discepoli: “Ma voi, chi dite che io sia?”. Le chiacchiere anonime non servono a nulla, sono pura spazzatura: occorre sempre mettere il nome ed il cognome, la propria firma a ciò che si dice, perché abbia valore. E Pietro, irruente come sempre, dà una risposta da manuale, perfetta: “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente!”, tale da suscitare l’entusiasmo di Gesù: “Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli”. Provate a sfogliare l’Evangelo e a trovare un altro elogio uguale! Non ce n’è. È il più completo encomio che Gesù abbia fatto di un uomo, non solo, è il conferimento del potere più alto che Dio possa fare ad un uomo, un potere da vertigine, da far tremare le vene. Pietro è costituito roccia su cui si fonda la Chiesa (solo di Gesù si può dire che è la pietra d’angolo, su cui edificare tutto!). A Pietro sono date le chiavi, non di un palazzo o di una città, ma addirittura del Regno dei cieli. Quando antichi personaggi importanti venivano a Sabbioneta, gli si consegnavano le chiavi della città, per dire sei il benvenuto, puoi andare e venire, aprire e chiudere quando vuoi … altro che una città: il Regno dei cieli. Tutto ciò che Pietro lega o scioglie è legato e sciolto da Dio. La sua stabilità non è una fame di potere, ma gioia di servizio, anche sofferto, tale è stato per Pietro – crocifisso con la testa all’ingiù – e molti suoi successori noi li veneriamo come martiri, ma c’è anche chi non ha subito il martirio del sangue, ma il martirio del quotidiano, pensate solo a Paolo VI, quando una cinquantina di anni fa pubblicò la Humanae vitae sulla procreazione responsabile … gli hanno detto contro di tutto, anche tra cristiani, e si attirò l’odio e le critiche del mondo, anche all’interno della Chiesa, e disse solo: “Io sono Pietro, non posso accettare e sostenere ciò che è contro l’Evangelo”. Quanto ha da imparare la Chiesa odierna da uomini così! Sì, perché siamo attesi al varco Domenica prossima, ricordatevela bene questa pagina del Vangelo di oggi, questo elogio di Pietro, perché Domenica prossima sentirete di quelle bastonate che Gesù dà a Pietro che non ce le immaginiamo neppure. Quel Gesù che ha detto a Pietro “tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa” … Domenica prossima … non ve lo dico, vi lascio la curiosità. Ricordatevi, Domenica prossima appuntamento. La stabilità dei pastori non è fame di potere, ma gioia di servizio, è radicamento nella Parola e nelle scelte del Signore, ben diverso dal bostik applicato sulle poltrone per stabilirsi nei palazzi del potere e non essere cacciati neanche a cannonate. Questo, ahimè, è successo e può succedere ancora anche nella Chiesa. Ma ci pensa Dio stesso a cacciare quei pastori che pascono se stessi ed il loro potere! Crediamoci!

 

O profondità della ricchezza, della sapienza e della conoscenza di Dio

Sia lode a Dio, perché nei quadri foschi delle scelte umane sa inondarci di luce, sulle righe storte tracciate dall’uomo, Dio sa scrivere diritto. Facciamo nostre le parole di questo splendido inno tratto dalla lettera ai Romani, che la Chiesa innalza al suo Signore:

“O profondità della ricchezza, della sapienza e della conoscenza di Dio!

Quanto insondabili sono i suoi giudizi e inaccessibili le sue vie!
Infatti, chi mai ha conosciuto il pensiero del Signore?
O chi mai è stato suo consigliere?
O chi gli ha dato qualcosa per primo tanto da riceverne il contraccambio?
Poiché da lui, per mezzo di lui e per lui sono tutte le cose. A lui la gloria nei secoli. Amen”.