OmelieOmelie Marzo 2020

29 marzo 2020 – V Domenica di quaresima (anno A) – Don Samuele

Sia lodato Gesù Cristo. Sempre sia lodato.

 

Acqua, luce, vita, i tre grandi simboli battesimali che hanno scandito queste Domeniche di Quaresima, ci sono stati offerti in dono attraverso tre incontri di Gesù con persone in carne ed ossa, che hanno sperimentato cosa significa la parola “salvezza”: la samaritana, salvata da una vita povera di senso, il cieco nato, salvato da una vita sotto l’impero della tenebra, oggi Lazzaro, strappato dalla tomba, ma anche le sue sorelle, strappate dalla disperazione.

 

Noi, samaritana, cieco nato, Lazzaro e sorelle sue

Quanto sentiamo attuali queste parole e questi gesti di Gesù, in una delle ore più cupe della storia dell’umanità, mentre sta suonando un campanello di allarme su persone, su famiglie, su società intere. Oggi si presenta a noi il Signore Gesù. Noi, samaritana, cieco nato, Lazzaro e sorelle sue, Lui l’unico in grado di salvarci da una vita povera di senso, da una vita sotto l’impero della tenebra, dall’angoscia per tante tombe che si vanno riempiendo, e per tante madri e padri, tanti fratelli e sorelle, tanti figli ed amici, che vivono il dramma della disperazione, perché non possono essere accanto ai loro cari che soffrono e muoiono, per asciugare una lacrima, per offrire una carezza, una parola di conforto, un bacio di addio, per deporre una corona del rosario tra le mani o un fiore su una bara.

 

Promessa di vita

Devono essere state una medicina, per Israele, le parole del profeta Ezechiele: «Ecco, io apro i vostri sepolcri, vi faccio uscire dalle vostre tombe, o popolo mio, e vi riconduco nella terra d’Israele. Riconoscerete che io sono il Signore, quando aprirò le vostre tombe e vi farò uscire dai vostri sepolcri, o popolo mio. Saprete che io sono il Signore. L’ho detto e lo farò». Signore, mandaci ancora profeti, che scaldino il cuore, con un annunzio simile, di vita e di gioia. Signore, donaci la possibilità di vedere, di credere ciò che hai promesso: Saprete che io sono il Signore. Signore strappaci da questa terra di morte, e conduci, da buon pastore, il tuo popolo sui sentieri della vita. Te lo abbiamo chiesto con le parole del salmo: “Io spero, Signore. Spera l’anima mia, attendo la sua parola. L’anima mia è rivolta al Signore più che le sentinelle all’aurora. Perché con il Signore è la misericordia e grande è con lui la redenzione.

 

Dono di vita

Alle nostre accorate invocazioni Gesù ha già risposto: “Io sono la risurrezione e la vita, chi crede in me non morirà in eterno”. Eppure non ci stanchiamo di mandare a dirgli: «Signore, ecco, colui che tu ami è malatomolti di coloro che tu ami, e che noi amiamo, sono malati». Ed il Signore sembra non avere fretta ad andare, ieri come oggi … qualche giorno fa una persona al telefono mi ha chiesto perché il Signore non mette fine presto a tutto ciò. Quanti vogliono il tutto e subito. In compenso c’è una umanità che si muove: molti Giudei erano venuti da Marta e Maria a consolarle per il fratello. La consolazione umana è cosa nobile, può lenire, ma non risolve la grande questione della vita e della morte. Il soccorso, la premura umana, sono necessari, sono encomiabili, sono commoventi, ma chi ci libera dalla morte e dalla paura che la accompagna? “Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno” Questa è la rivelazione che Gesù fa di se stesso, ma importante quanto questa è la domanda che il Signore pone prima a Marta e poi a Maria: “Credi tu questo?”. Vedete, tutto si gioca su queste tre parole: “Credi tu questo?”. Perché se non ci credi è già finito tutto: a che serve vivere, sperare, lottare, soffrire, morire? La nostra società occidentale a questa domanda non ha dato risposte teoriche, ma pratiche. Con i comportamenti assai diffusi dice a Dio: “No, non ci credo, ho altro cui pensare, non mi interessa, ho altro da fare: devo guadagnare, produrre, divertirmi, correre, magari prenderò in considerazione la questione quando mi diranno che non c’è più niente da fare”. Se Gesù tornasse oggi, troverebbe fede sulla terra? Non azzardo risposte, non voglio né illudermi, né deludermi. Sono convinto che ci sono ancora, e ci saranno sempre persone che, come Marta gli rispondono: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo». Magari non glielo dicono così bene con le parole, ma glielo dimostrano con i fatti, e i fatti li stiamo vedendo in questi giorni, grazie a persone dedite alle persone che soffrono, al dovere, alla missione che è loro propria, persone che non si tirano indietro di fronte al pericolo, persone che mettono in pratica con sacrificio ed eroismo l’insegnamento di Gesù: “Nessuno ha un amore più grande di questo, dare la vita per i propri amici”. “Credi tu questo?”. Tanti hanno detto sì, credo, che Tu sei la vita, e che se perdo la vita nel tuo nome, la trovo, ben più grande di quella che ho perduto.

 

La passione di Gesù

Tra otto giorni, celebrando la Domenica delle Palme leggeremo la Passione del Signore, ma già oggi abbiamo colto la passione che è nel cuore del Signore: “quando la vide piangere, e piangere anche i Giudei che erano venuti con lei, Gesù si commosse profondamente e, molto turbato, domandò: «Dove lo avete posto?». Gli dissero: «Signore, vieni a vedere!». Gesù scoppiò in pianto”. È questo uno dei passaggi più grandi di tutta la Bibbia: Dio che piange per la morte di un uomo. In tanti stiamo piangendo, in queste ore, la morte di qualcuno che ci è caro, non siamo soli a piangere, Gesù piange con noi e per noi, è turbato per noi e come noi, porta questa croce pesante con chiunque soffre. Per tentare di consolare tutti costoro, vorrei poter dire a ciascuno: «Guarda come lo amava Dio!». Guarda come amava la persona che piangi, guarda cosa è disposto a dire e a fare Dio per lei: «Padre, ti rendo grazie perché mi hai ascoltato. Io sapevo che mi dai sempre ascolto, ma l’ho detto per la gente che mi sta attorno, perché credano che tu mi hai mandato». Detto questo, gridò a gran voce: «Lazzaro, vieni fuori!». Erano già passati quattro giorni dalla sepoltura, ma nulla è impossibile a Dio, nulla è impossibile a chi ha fede.

 

La fede

E qui torniamo al problema di fondo: la fede. Il brano del Vangelo di oggi si conclude con uno squarcio di speranza: “Molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di ciò che egli aveva compiuto, credettero in lui”. Vorrei poter dire di me, di voi, di molta parte dell’umanità odierna la stessa cosa: Molti, alla vista di ciò che Gesù continua a compiere, credono in lui. Se hai ancora fede, nonostante tutto, ringrazia Dio. Se ti è rimasta una briciola di fede, custodiscila come un seme che salvi mentre imperversa l’alluvione, tornerà il sereno, potrai tornare a seminare e a far crescere un buon raccolto. Se la tua fede è intaccata dal virus del dubbio, del sospetto, dell’indifferenza, affrettati a curarla, perché senza di essa i tuoi polmoni non hanno più ossigeno, e la tua vita è soffocata. Se hai perso la fede, non disperare: chi cerca trova, se la cerchi con cuore onesto, Dio, Padre buono, troverà il modo di fartela abbracciare. Se sei arrabbiato con Dio e ti rifiuti di incontrarlo, non impedirmi di pregare per te, chiedendo che venga il giorno benedetto in cui tu scopra che la perla preziosa, il tesoro nel campo, che ti faranno felice per sempre. Se hai l’impressione di essere prigioniero di una tomba, tendi l’orecchio, e udrai il grido: «Lazzaro, vieni fuori!», magari gridato da qualche fratello o sorella, che, con la loro parola, e con la loro testimonianza, hanno dato una mano a Dio ad aprire il tuo sepolcro.

 

Una promessa solenne

Le mie parole potrebbero sembrarvi povere, allora lasciatemi concludere con la promessa solenne che S. Paolo ci ha offerto nella seconda lettura: “Ora, se Cristo è in voi, il vostro corpo è morto per il peccato, ma lo Spirito è vita per la giustizia. E se lo Spirito di Dio, che ha risuscitato Gesù dai morti, abita in voi, colui che ha risuscitato Cristo dai morti darà la vita anche ai vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi”. Sia questa la speranza che alimenta e rallegra la vostra vita. Amen.