19 aprile 2020 – Domenica II di Pasqua – Don Samuele
in albis depositis
Fede e gioia nel Risorto
Sia lodato Gesù Cristo – Sempre sia lodato
Permettetemi prima di iniziare la nostra meditazione su queste Parole del Signore di porgere un saluto carissimo ai bambini che li vedo qui attraverso le loro fotografie, li vedo qui presenti perché questa doveva essere la Messa della loro prima comunione, li saluto davvero cordialmente vorrei abbracciarli e stringerli forte, loro e le loro catechiste, Margherita e Monica che ringrazio cordialmente per l’accompagnamento che hanno riservato, per l’affetto che hanno riversato su questi bambini. Vorrei che vi sentiste davvero accolti e abbracciati da tutta la comunità cristiana, in questo giorno che è festa del Signore Risorto e festa anche per voi, una festa spostata nel tempo. La sera del Giovedì Santo abbiamo fatto memoria intensa dei doni e dei comandi di Gesù. Uno di questi era: “fate questo in memoria di me!”, ed ecco che nel giorno ottavo di Pasqua, ogni giorno ottavo, da 2000 anni a questa parte, tutti i veri discepoli, tutti quelli che credono, pur senza averlo visto, obbediscono volentieri a questo dolce ordine: “fate questo in memoria di me!”. E mai come in questa circostanza del virus, che impedisce alle comunità cristiane di riunirsi in assemblea liturgica, sentiamo quanto sia vero dire “volentieri”. Vorrei che uscisse dal cuore di tutti noi. Mi auguro manchi a moltissimi questo incontro col Risorto e con la Chiesa del Risorto.
Il volto della Chiesa del Risorto
Non c’è incontro col Risorto se manca la Chiesa del Risorto, e non c’è vero incontro di Chiesa se manca il Risorto. Una Chiesa senza Cristo farebbe ridere i polli! Questo fortissimo legame tra il Signore Risorto e la sua Chiesa, nella Domenica ottava di Pasqua, ci viene sempre raccontato da alcuni brevi testi tratti dal libro degli Atti degli Apostoli, nei quali si dipinge il volto della Chiesa del Risorto, descrivendo il clima spirituale della prima Comunità di Gerusalemme, riassumibile in due tratti: 1 tratto – un forte senso di famiglia, abbiamo sentito leggere “Tutti i credenti stavano insieme e avevano ogni cosa in comune; vendevano le loro proprietà e sostanze e le dividevano con tutti, secondo il bisogno di ciascuno”. È lo stare insieme che stiamo riscoprendo in queste settimane, che vedono tornare famiglia le nostre case, spesso ridotte ad albergo, per i mille impegni e per la fretta che caratterizzava la nostra vita sino ad un mese fa. 2 tratto – un forte senso della presenza di Dio, in Gesù Cristo: “Ogni giorno erano perseveranti insieme nel tempio e, spezzando il pane nelle case, prendevano cibo con letizia e semplicità di cuore, lodando Dio e godendo il favore di tutto il popolo”. Era una Chiesa nella quale si sentiva il profumo, la presenza, l’amore di Cristo. E noi, Chiesa che vive 2000 anni dopo siamo invitati a riscoprire e rigustare questo spirito di famiglia e questo senso di spiritualità radicata in Cristo, nelle forme di oggi, per essere la Chiesa del Signore di sempre.
La pietra scartata dai costruttori è pietra d’angolo
E la Chiesa del Signore è tale perché non insegue qualsiasi vento di dottrina, o qualsiasi moda umana che la renda simpatica, ma perché dove regna la confusione tra mezzi e fini, tra valori e disvalori, tra verità e menzogna, la Chiesa ha l’onestà ed il coraggio di proclamare a voce alta che Cristo è “La pietra scartata dai costruttori … divenuta la pietra d’angolo”, come abbiamo cantato nel Salmo responsoriale, e che “Questo è stato fatto dal Signore” ed è “una meraviglia ai nostri occhi”. Ogni altra costruzione, al di fuori di Lui non regge il peso della storia, ogni vita, soprattutto la vita di un bambino che sta crescendo, se non ha come pietra d’angolo il Signore Gesù Cristo, rischia di vedere un fallimento, i contraccolpi della vita. In “questo … giorno che ha fatto il Signore” siamo certamente invitati a rallegrarci in esso e ad esultare, e vi invito di cuore a farlo, perché abbiamo bisogno di ritrovare serenità e gioia, ma, insieme, a riflettere su quella che oramai tutti chiamano la fase 2 e la fase 3. Certo c’è da ricostruire un tessuto economico, industriale, artigianale, turistico, ma pensate che sia meno importante ricostruire un tessuto umano? Non è forse necessario superare il dramma della malattia, la paura psicologica del contagio, l’elaborazione del lutto per persone care che abbiamo perduto? Ma, soprattutto non sarà necessario ripensare al nostro modo di concepire e di impostare il nostro essere uomini e donne? Non sarà il caso di rivedere i nostri pensieri e atteggiamenti? I nostri stili di vita ed i nostri comportamenti? I nostri desideri e le nostre priorità? I nostri valori ed i nostri fini? Ripeto, rallegriamoci ed esultiamo, ma se troviamo la pietra d’angolo su cui ricostruire, e noi cristiani abbiamo il diritto ed il dovere di indicare quale è la pietra: il Signore Gesù! Ci crediamo davvero?
Contenuti della gioia cristiana
In questo anno la liturgia pasquale ci propone la meditazione, come seconda lettura, di una efficace catechesi battesimale: la prima lettera di san Pietro. L’apostolo ci ricorda sin dall’inizio la nostra condizione: siamo “rigenerati, mediante la risurrezione di Gesù Cristo dai morti, per una speranza viva, per un’eredità che non si corrompe, non si macchia e non marcisce”. Questa condizione di rinascita ha come conseguenza una gioia, mai sguaiata, perché i credenti mettono sempre in conto sempre che sono “afflitti da varie prove, affinché la vostra fede, messa alla prova, molto più preziosa dell’oro, torni a vostra lode, gloria e onore quando Gesù Cristo si manifesterà”, ci diceva Pietro. Ogni stagione della storia ha sperimentato questa condizione … pensate solo quando le epidemie non avevano tutti i rimedi e le cure che noi oggi possediamo: la peste nera del 1348 ha provocato la morte di metà della popolazione europea. Ma la prova non ci opprime nella paura, piuttosto raffina la fede, la purifica, la eleva. Se da questa dura prova ne usciremo con i tratti descritti da Pietro, sentiteli: “Voi lo amate, pur senza averlo visto e ora, senza vederlo, credete in lui. Perciò esultate di gioia indicibile e gloriosa, mentre raggiungete la mèta della vostra fede: la salvezza delle anime”, se riusciremo a raggiungere questo traguardo, allora beati noi, perché saremo doppiamente vincitori: sull’epidemia e sulla paura di perdere, perché con Cristo si vince sempre la scommessa.
La scommessa della fede
Mi piace molto questa immagine della scommessa, perché mi ricorda un personaggio straordinario: Blaise Pascal, il quale nei suoi Pensieri riconosce che è una decisione saggia scommettere sull’esistenza di Dio, in quanto «se vincete, guadagnate tutto; se perdete, non perdete nulla», quale altra scommessa ha questo vantaggio? E cioè mentre in caso di perdita si perderanno soltanto dei beni “finiti”, vincendo, si guadagnerà quel piacere infinito che è costituito dalla beatitudine eterna. In altre parole, cercate di seguirmi: se Dio esiste ed io ci ho creduto: ho guadagnato; se Dio non esistesse ed io ci ho creduto: non ho perso né guadagnato, anzi, ho vissuto bene la mia vita; se Dio esiste ed io non ci ho creduto: ho perso; se Dio non esistesse ed io non ci ho creduto: non ho perso né guadagnato. Per Pascal conviene davvero credere in Dio. È un ragionamento che non fa una piega, ed ammette persino la possibilità di non credere, del resto è ciò che è capitato a tutti gli apostoli, in particolare a Tommaso, il patrono di questo nostro tempo sempre più nella fatica di credere. Sempre a proposito di gioia il Vangelo ci ha assicurato che “i discepoli gioirono al vedere il Signore”. Ma Gesù non si è mostrato per dei convenevoli, o per un aperitivo, bensì per affidare una missione pazzesca, l’abbiamo sentita nel Vangelo: “Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati”. Quale uomo può arrogarsi un tale potere, dato che nessuno è immune dal peccato? Si può credere al Signore e a tutto quello che Lui ha detto, ed ha chiesto di fare? Ci si può credere? Alla base di tante manifestazioni di Dio e di tanti miracoli ci sta proprio la durezza del cuore nel riconoscere, questo da Tommaso ai molti miracoli Eucaristici, che ho esortato i bambini della prima comunione ad andare a cercare su internet, dato che un ragazzo come loro, che verrà presto beatificato, Carlo Acutis, ne ha voluto allestire una mostra, che qualche anno fa è stata anche qui da noi in parrocchia e molti hanno avuto modo di ammirarla, per incoraggiare a credere, sfidando un apostolo – un ragazzo che sfida un apostolo – che ha detto: “Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo”. Anche se viviamo un mondo che ci compatisce perché crediamo a certe cose, noi siamo credenti, non creduloni, io vi invito a fidarvi maggiormente di quanto ha detto l’unico Risorto: “beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!”. Beati voi se saprete rispondergli con la vita: “Mio Signore e mio Dio!”.