26 luglio 2020 – Tempo durante l’Anno XVII Domenica (anno A) – Don Samuele
Tempo durante l’Anno – XVII Domenica A – 26 luglio 2020
Sia lodato Gesù Cristo. Sempre sia lodato.
Già Domenica scorsa la Parola biblica ci ha invitato a riflettere sulla Sapienza di Dio, ed oggi ritorna la tematica della Sapienza, ma focalizzata più sull’uomo che su Dio. Se siamo creati ad immagine e somiglianza di Dio, è evidente e logico, che la Sapienza debba appartenere pure a noi, oltre che a Lui. Altrimenti che immagine saremmo?
Il sapiente per eccellenza
E nella Sacra Scrittura la figura dell’uomo sapiente per eccellenza è quella di Salomone, figlio del Re Davide. La pagina che oggi abbiamo ascoltato dal primo libro dei Re, ci ha raccontato di un ragazzo che ha dovuto assumere il potere giovanissimo, e quindi era ancora immaturo, non pronto abbastanza. E nel momento cruciale Dio gli offre un dono. E questo ragazzo avrebbe potuto chiedere ciò che normalmente la gente chiede a Dio: una vita lunga, una buona salute, tanta ricchezza, fama e gloria, vittoria sui nemici, un trono sicuro … E invece no. Il brano che abbiamo ascoltato ci ha raccontato come Salomone chiede “un cuore docile, perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male”. È incredibile, un ragazzo che domanda a Dio un cuore non superbo e arrogante – se ci pensiamo bene sono caratteristiche di chi ha tanto potere –; e poi la capacità di creare un regno fondato sulla giustizia – quando tutti gli esseri umani, almeno una volta nella vita, hanno conosciuto l’ingiustizia delle istituzioni; e, infine, la grazia di far lavorare la coscienza, cioè di distinguere il bene dal male – quando i meccanismi del potere sembrano i più fieri avversari della giustizia e della coscienza –! Incredibile! Agli occhi del Signore è piaciuta molto la richiesta, sfido, ed oltre a concedere quanto Salomone ha chiesto, Dio gli regala anche quanto Salomone non ha chiesto, in più lo costituisce una vera e propria eccellenza tra i regnanti, Dio gli dice: “uno come te non ci fu prima di te né sorgerà dopo di te”. La Sapienza non è solo una prerogativa di Dio, è una caratteristica degli uomini, basta desiderarla, basta chiederla nella preghiera, basta allenarsi, esercitarsi in essa. Oggi una delle parole più sacre che esistano è proprio questa: ‘allenamento’. Quando c’è un allenamento può crollare il mondo, può morire un genitore, può avvenire qualsiasi cataclisma, ma non si può perdere l’allenamento, perché l’abbiamo fatto diventare la cosa più sacra. Il problema è che questo tipo di allenamento riguarda solo le cosce. Avessimo anche solo la metà di zelo per allenare la nostra coscienza ad esercitarsi in sapienza, faremmo il bene non del solo mondo dello sport e del giro scandaloso di milioni di euro, ma faremmo il bene del mondo intero!!! Solo con la metà di dedizione alla sapienza.
Una sapienza popolare
Ma voi potreste obiettarmi che di uomini come Salomone ne nascono uno ogni millennio! Può darsi! Ma Gesù, nell’Evangelo di oggi, non ha fatto l’elogio di Salomone, bensì di un mezzadro, di un fittabile, di uno che, coltivando la terra, scopre sottoterra un tesoro. E caspita come si rivela sapiente: fa un ottimo affare. Vende tutto quello che ha, compra quel campo e diventa proprietario di un tesoro incalcolabile. Del resto, provate dare in mano a qualche persona un po’ imbranata qualche migliaio di euro e diventa un genio della finanza, penso l’abbiate visto tutti questo. Altra categoria di persone sono i mercanti, abituati a fiutare gli affari e a guadagnare. Davanti ad una perla preziosa, il collezionista esperto non esita a rinunciare a beni inferiori, per impossessarsi di beni superiori, di un pezzo unico. E questo ci ricorda che Dio non è nemico degli affari, ma è nemico dei pessimi affari, gestiti da gente che spreca tutto per portare a casa niente. Questo è da sconsigliare, ma un affare dove ci si guadagna molto è da raccomandare, lo fa persino Dio. Una terza categoria di persone sono i pescatori, che dalle loro reti sanno distinguere il pesce buono da quello cattivo. Quest’ultimo lo buttano via, altrimenti, se lo vendessero, nel giro di qualche giorno perderebbero tutti i loro clienti. Se si spargesse la voce che uno vende roba cattiva, il passaparola rovinerebbe gli affari, perché chi va a comprare roba scadente? A questo proposito il Signore ritorna su un discorso sgradevole che già Domenica scorsa abbiamo sentito dalle sue labbra: “Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti”. La sapienza, infatti, è la consapevolezza non solo del presente, ma anche del futuro. Essa riguarda non solo le cose che possiamo gestire noi, ma anche quelle che la fede ci propone di credere, e che dipenderanno da Dio solo. È un discorso che il mondo oggi si rifiuta di ascoltare. Ricordate tutti Costanza Miriano, la giornalista che lo scorso anno è venuta da Roma ed ha offerto alla nostra comunità una serata piacevolissima, per presentarci il suo libro “Si salvi chi vuole”, nel quale racconta del “bisogno di schiere di monaci in questo tempo di grande crisi, con la fede costretta in un angolo, e uomini e donne depressi e nauseati e stanchi e annoiati di tutto, uomini che Dio nemmeno lo rifiutano, semplicemente non alzano neppure la testa per cercarlo, salvo avere reazioni isteriche se qualcuno ricorda loro che la vita dopo la morte continua. Un concetto con cui anche le culture precristiane avevano dimestichezza, ma che all’uomo contemporaneo scatena crisi di panico: per esempio ne ho avuto un piccolo saggio quando, nel mio blog, ho proposto agli amici di chiedere l’indulgenza plenaria per le vittime del terremoto di Amatrice, visto che era l’anno del Giubileo. Ho ricevuto migliaia e migliaia di insulti in rete, solo per avere ricordato che noi crediamo che dopo la morte ci sarà un destino”. Quante sciocchezze si leggono sul web, tutte bellissime!!! … se uno ricorda che c’è una vita dopo la morte viene insultato pesantemente. Quindi Costanza si pone una domanda sapiente: “come annunciare che con Cristo, Dio diventato uomo, l’uomo può diventare come Lui, ed essere infinitamente di più se stesso, quindi felice?”. E, infine, commenta: “Il cristiano del futuro o sarà un mistico o non sarà. Il cristiano del futuro non è uno che è cresciuto così perché gliel’hanno detto in famiglia. È solo colui che ha fatto un incontro vero con Cristo”. Questa è veramente una notizia bomba, ed è una ricetta efficacissima per conseguire la Sapienza. È un modo comprensibile a tutti per dire quanto il Concilio Vaticano II ha detto al mondo: “In realtà solamente nel mistero del Verbo incarnato trova vera luce il mistero dell’uomo … Cristo, …, proprio rivelando il mistero del Padre e del suo amore svela anche pienamente l’uomo a se stesso e gli manifesta la sua altissima vocazione” (Gaudium et Spes 22). Il resto, S. Paolo, non teme di chiamarlo con un termine poco elegante: “spazzatura”. Mi auguro che noi cristiani ci crediamo ancora a queste cose. Sogno che noi cristiani siamo ancora capaci di gerarchi di valori, di stabilità sugli essenziali della vita, di scelte evangeliche radicali. Auspico per tutti il coraggio di gettare alle ortiche ciò che vale poco o niente, e di essere invece intraprendenti e zelanti per ciò che conta davvero. Non facciamo come gli indigeni d’America, che scambiavano collane d’oro, gioielli preziosi, con frammenti di specchio, tutti rotti, tutti sbeccati, offerti da rapaci conquistadores, buttavano via tesori per portare a casa schifezze. Se ci pensate bene questo è ciò che sta facendo l’occidente con il Vangelo: butta via il tesoro più prezioso che ci sia, per accaparrarsi stili di vita, spesso demenziali, che non valgono niente, e magari questi si credono pure furbi! Spero che queste cose non le lasciamo impolverare nelle pagine dei libri, chiusi, a chiave negli scaffali delle biblioteche, ma le teniamo vive e fresche nella mente, nel cuore, nella coscienza, e le facciamo circolare nella vita.
La sapienza del nuovo e dell’antico
L’Evangelo di oggi si chiude con una bellissima immagine, quella dello scriba, cioè un ebreo osservante che ha riconosciuto l’insufficienza del suo tesoro, e che non ci pensa due volte a farsi “discepolo del regno dei cieli”, perché questo è la perla più preziosa che si possa trovare in circolazione. Tra le tante cose belle e di valore del mondo, tutte rispettabilissime, il Regno di Dio e la fede in esso, non deprezzano e non disprezzano altre cose, ma hanno l’onestà di riconoscere che si tratta del gradino penultimo della scala dei valori. Se vogliamo arrivare veramente in alto, al vertice, alla vetta, allora occorre fare un passo in avanti, e correre incontro a Cristo, che è già corso incontro a noi. In Lui tutto viene chiarito, in Lui tutto viene amplificato, in Lui tutto giunge alla perfezione. Ecco perché la sapienza evangelica consiste nell’estrarre “dal suo tesoro cose nuove e cose antiche”. Mi permetto di insistere perché riflettiate su questa sapienza, mi piacerebbe che riflettessimo su questo e che giungessimo tutti a questa sapienza, perché oggi si ha la tendenza a classificare le persone con l’etichetta di conservatori e di progressisti. Per gli uni, forse, il vero ed il bene stanno solo nel passato. Per gli altri, forse, il vero ed il bene stanno solo nel futuro. Ma noi siamo nel presente, qui e ora, e sono convinto che non dobbiamo avere paura né del passato né del futuro. Non dobbiamo temere né di abbracciare il passato, né di stringere il futuro. Il sapiente evangelico non si mette nell’alternativa o conservatore o progressista. Il sapiente evangelico è insieme conservatore e progressista, perché “estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche”. Invito tutti voi, ma proprio tutti, a percorrere il sentiero arduo che S. Paolo ci ha indicato nella seconda lettura di oggi: “quelli che egli … ha conosciuto, li ha anche predestinati a essere conformi all’immagine del Figlio suo, perché egli sia il primogenito tra molti fratelli; quelli poi che ha predestinato, li ha anche chiamati; quelli che ha chiamato, li ha anche giustificati; quelli che ha giustificato, li ha anche glorificati”, sapendo che in questa scalata la guida e la vetta, il tesoro e la perla, sono sempre Lui.